"A Gorizia ci sono 660 nomi scolpiti sul lapidario dei deportati.
Lasciarli alle spalle sarebbe come chiedere agli ebrei di dimenticare
l'Olocausto, anche perchè oggi più che mai bisogna far conoscere la
verità alle nuove generazioni".
Sono queste le parole con cui Edo Apollonio ha presentato "Infoibati",
l'ultima fatica editoriale di Guido Rumici. L'incontro, organizzato
dall'associazione Venezia Giulia alla Biblioteca statale isontina, è
stato l'occasione per riflettere ancora una volta su una delle pagine
più tragiche della storia del nostro territorio, ribadendo l'importanza
della memoria.
A parlare del volume è stato Fulvio Salimbeni, docente di Storia
moderna e contemporanea all'Università di Udine. "Il titolo non rende
giustizia al lavoro compiuto da Rumici. Fa pensare infatti a un arido
elenco di nomi e di luoghi, e invece questa pubblicazione è uno
strumento di consultazione molto valido, scritto in forma chiara e
discorsiva" ha spiegato il docente. E soffermandosi sul contenuto del
libro, ne ha apprezzato la volontà di stimolare la riflessione, e non
di archiviare il discorso: "L'autore riprende una tragedia
contestualizzandola, cominciando dal '41 e arrivando fino al '47. Il
libro si colloca in una duplice prospettiva: da un lato permette di
ripensare la Seconda Guerra mondiale, dall'altro fonda il dibattito
sulle foibe su dati certi".
E secondo Salimbeni si tratta anche di un volume il cui valore è molto
attuale: "Il momento è il più adatto, dato che anche oltre confine si
comincia a ricostruire le responsabilità e a far cadere le barriere,
per cui la pubblicazione rientra nelle iniziative per superare le
diatribe. Rumici non pretende di portare delle rivelazioni
sensazionali, ma si riferisce a molti contributi degli ultimi 50 anni.
Quando ci si occupa di storia è sempre sbagliato pretendere di chiudere
in discorso, perchè bisogna tenere presente che ci possono essere nuovi
aggiornamenti e nuove letture".
Alla presentazione è intervenuto anche Gaetano Valenti, in qualità di
presidente del sodalizio promotore: "Non dobbiamo permettere che la
verità sulle nostre terre sia cancellata. Il libro parla di una realtà
vissuta, è lo spaccato di una storia che deve essere insegnamento per
noi, per aiutarci ad avere una mentalità aperta in vista della nuova
Europa".
Francesca Santoro